"Togliersi tutto...Non ha prezzo"

La pubblicità è un importante specchio di come la società è, di cosa la diverte, cosa la intrattiene o semplicemente di come i detentori del potere vorrebbero convincerla a diventare. La pubblicità dell'ultimo periodo propone una serie infinita di situazioni comunicative, pronte a promettere il bianco più banco che c'è, ad assicurare la tariffa più conveniente o il testimonial più accattivante. Ma tra tutte quelle pubblicità che fanno eco alla necessità del nuovo, del potente, del rapido e dell'efficace, se ne nascondono alcune inquietantemente non comunicative, dove anzi la comunicazione è elusa volontariamente, quasi come se fosse una pratica degna di contemplazione positiva. Ma cosa faremmo noi se fossimo in prima persona in una situazione simile? Se la nostra ragazza, correndoci incontro mentre il treno parte a tutta velocità, ci facesse pensare alle mitiche scene dei film americani degli anni '60, ma poi si rivelasse interessata solo all'orologio che portiamo al polso? E se fossimo a cena con il marito distratto di una vita che per una volta ha rinunciato alla partita per l'anniversario di matrimonio e scoprissimo che così non è?

Non può essere solo una questione di aspettative deluse, DEVE esserci un problema comunicativo, quello per cui "essere in due posti contemporaneamente non ha prezzo", quello per cui l'ubiquità va a braccetto con il materialismo di un soliloquio (ancora una volta) che preferisce perdere un rapporto, "ma non il mio Breil". E la comunicazione? E la promozione dei rapporti interpersonali? Dov'è l'interazione? Dove sono l'ascolto attivo, l'atteggiamento partecipativo, la cooperazione?

Nessun commento:

Posta un commento