Il soliloquio della violenza.


American History X
Cast: Stacy Keach, Avery Brooks, Fairuza Balk, Jennifer Lien, Elliott Gould, Beverly D'angelo, Edward Furlong, Edward Norton
Regia: Tony Kaye
Genere: Drammatico
Distribuito da: MEDUSA FILM (1999)
Il giovane Danny deve svoglere un tema in classe, e decide di trattare argomenti superficialmente ispirati al Mein Kampf di Hitler. Il preside Sweeney, per punizione, lo obbliga a preparare una relazione sul fratello maggiore Derek, che proprio quel giorno é uscito dal carcere dopo aver scontato alcuni anni per l'omicidio di due ragazzi neri che gli stavano rubando l'automobile. All'epoca del misfatto, Derek ricopriva il ruolo leader di un gruppo giovanile para-nazista che si riconosceva in un'ideologia della violenza razzista, contro ogni forma di diversità.
Danny aspetta con ansia il momento della scarcerazione, così non vede l'ora di mettersi al lavoro con suo fratello, ma ignora che Derek in carcere ha riflettuto su se stesso e ha maturato la convinzione di voler cambiare vita. Sentendo da Derek frasi mai pronunciate prima, Danny passa momenti difficili in preda ad una forte confusione.
Dopo un episodio di violenza durante una festa per il ritorno di Derek, l'ex carcerato e Danny parlano ee alla fine Danny ritiene giusto il pentimento del fratello, decidendo ancora una volta di seguirlo. Ma la mattina dopo, un compagno di scuola di colore, che Danny aveva pesantemente offeso, gli tende un agguato e lo uccide. Derek arriva troppo tardi per salvare il fratello...
[Fonte: it.yahoo.com]

"Das ist ein zu weites Feld" (è un campo troppo vasto), diceva Theodor Fontane attraverso la voce della protagonista del suo romanzo, Effi Briest. Capita infatti, che l'incomunicabilità derivi dall'impossibilità materiale di proseguire il dialogo, con l'elusione volontaria o riflessa dell'interazione. Nel caso di American History X, il dialogo si interrompe bruscamente, senza occasione di replica, schiacciato da un paraverbale ricco di intonazioni ascendenti, climax dispregiativi, violenti messaggi diffamatori che non permettono al feedback di azionare il procedimento circolare dell'autopoiesi comunicativa. In parole più semplici, il dialogo si chiude contro la volontà di una della parti. Ma allora non comunicare, in un mondo come il nostro, non necessariamente è legato alla mediazione delle tecnologie, forse manca ancora quell'elemento fondamentale che rende una comunicazione VERA comunicazione e non mera espressione di sé e del proprio punto di vista. Manca l'ascolto, o meglio, manca l'educazione all'ascolto. Ma ora la riflessione che sorge spontanea è un'altra: la necessità di ascolto è un'innovazione del XX secolo o c'è sempre stata? Se si considera il basso tasso d'alfabetizzazione inversamente proporzionale a quello della violenza dei secoli precedenti, la risposta sembrerebbe essere affermativa.

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