"Emo-zionati"

Alla voce "Emo", l'enciclopedia online più consultata dai giovani al mondo, Wikipedia, recita così:

"Il termine Emo (o Emo-core) si riferisce ad un genere musicale inizialmente compreso all'interno del punk rock, ed è perciò considerato un suo sottogenere[2]. Tuttavia, nella sua evoluzione più moderna, il genere include anche sonorità di tipo melodico orientate all'indie rock e all'alternative rock. [...] A metà anni novanta, il termine emo iniziò ad essere usato per indicare la scena musicale indie [...] La scena "indie-emo" sopravvisse fino alla fine degli anni novanta, quando molte bands appartenenti ad essa si sciolsero o indirizzarono la propria musica verso territori più mainstream. Come fecero le ultime band indie-emo, anche le nuove leve strizzarono l'occhio al mainstream, creando uno stile musicale che ha introdotto il termine emo nella cultura popolare. Se in passato il termine emo era usato per descrivere una grande varietà di band, ai giorni nostri il termine ha assunto un significato ancora più ampio, non necessariamente indicativo di un preciso genere musicale."

Ma poi, sempre alla stessa voce, specifica anche la componente estetica di riconoscimento di un "emo":

"L'emo è spesso associato ad un certo tipo di moda relativa all'abbigliamento skate. Attualmente, sia i ragazzi che le ragazze usano spesso jeans stretti ed aderenti, hanno una lunga frangia asimmetrica in testa e gli occhi truccati di nero. Sono frequenti t-shirt aderenti raffiguranti le band preferite, cintura con le borchie colorate con tonalità accese, scarpe da skater o in generale scarpe nere, Converse o Vans.[...]"

[Fonte: it.wikipedia.com]





A chiarire meglio le idee è allora il Corriere della sera, nella sua versione online in un articolo del 07 Luglio 2006, argomentando, tra le varie informazioni, il senso di un'inquietante tendenza alla depressione e all'isolamento, nascosto dietro ad un'apparente pacificità:

"CONTROVERSIE -
Insomma «emo-zioni» forti, ma anche controverse. Se tra molti giovani, infatti, la sottocultura «emo» pare sia ritenuta una «cosa da sfigati», o da «viziati che hanno tutto e che si creano dal nulla problemi enormi per farsi commiserare», secondo uno studio dell'Università del Michigan, «gli emoboy» sarebbero invece ragazzi considerati gentili e fedeli, affidabili e comprensivi, di cui le ragazze andrebbero pazze. Altro che «sfigati» insomma, casomai neo-maschi antitetici al modello «macho tenebroso ed egocentrico», capaci di scrivere poesie e di inviarle per posta (non via internet) e di anticipare i desideri della propria partner. Nuova specie di neo-romantico finto trascurato, con look a base di t-shirt vintage, jeans invecchiati e capelli spettinati. (si veda anche l'articolo del Corriere della Sera: «Per le donne l'uomo nuovo è übersexual»)
[...]
CODICI CULTURALI - Soprattutto musica insomma. Almeno così parrebbe. Ma se si legge il «tentativo di inchiesta» di Michele Kirsch sul giornale inglese si capisce che la faccenda è un po’ più complessa («Nessuno mi risponde mai quando chiedo che cos’è emo»), e si evince che il termine indica qualcosa probabilmente di più sfuggente, fatto di atteggiamenti, convergenze virtuali, abbigliamento e, magari, antidepressivi."

Gli Emo sono tutto e il contrario di tutto, sono un compendio di indeterminatezza che ben traduce l'incapacità di vedere una prospettiva chiara, che si ispira ad un'identificazione a-politica, non ideologica, non tradizionalista, non old-fashioned: è l'ambiguità di un movimento che non vuole essere decifrato, perché nell'ambiguità ha costruito il suo rifugio dal pessimismo cosmico che i tempi attuali non hanno saputo abbellire. Non comunicare è il modo scelto dagli Emo per farlo, ma al di fuori di quei sistemi che i media impongono dall'alto. Ecco la risposta a chi ritiene gli Emo privi di una ragione d'essere.

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