"Il Grande Fratello Show"

Ma le liti non sono nuove per il sistema mediatico: la tv, quel piccolo oggetto nato nel 1923 e diventato oggetto "di massa" per eccellenza, ci ha abituati negli anni al fenomeno del trash in tutte le sue forme. Prima con il passaggio di scanzonate ragazzine in abiti succinti, poi con l'ammiccante pubblicità di un "silicone sigillante" che tutto può sigillare tranne, a quanto pare, la veste della procace protagonista, infine con i talent show, dove talento fa rima con battaglia all'ultima sanguinosa danza, ed i reality show, che della vita "ordinaria" fanno l'ingrediente principale. Ma se nella ricetta Reality la noiosa, tormentata routine degli abitanti "della Casa" aveva scaldato l'audience nelle prime edizioni del Grande Fratello, il format nel tempo ha perso gran parte di quel suo smalto, inducendo gli efferati machiavellici autori ad ideare una vera e propria macchina di "vere emozioni", quelle conclamate da un concorrente proprio del Big Brother made in Italy in un momento di collera furiosa dovuto alla mancanza di sigarette.

E così si sviluppò, sull'imbrunire del segnale analogico in Italia un settore televisivo tutto dedicato alle ombrose sensazioni forti, quelle che proprio non puoi trattenere, quelle che si vedono solo così, dalla lacrimuccia che spunta sul viso. E quante cose avrebbe capito Bobby Solo dalle miriadi di lacrime sul viso che si susseguono nella tv delle passioni, in quella delle "carrambate" e dei videomessaggi racchiusi in una gigante busta che si apre e chiude a seconda del tumulto emotivo del ricevente su canale 5...

Ma in tutto questo, l'incomunicabilità dove sta? Anche qui, nell'elusione del dialogo. Perché se da un lato è facilissimo esprimere la commozione, se non la tristezza disperata, dall'altra è altrettanto semplice cadere nell'esuberante spirale della rabbia, mista ad uno strano stato psichico. Una dimostrazione? Ancora una volta lo specchio della società, ancora una volta lo show "griffato" Grande Fratello.


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