Sarah Bareilles - King of Anything

Sara Bareilles - King of Anything from Sam Garvey on Vimeo.



Keep drinking coffee, stare me down across the table
While I look outside
So many things I’d say if only I were able
But I just keep quiet and count the cars that pass by

You’ve got opinions, man
We’re all entitled to ‘em, but I never asked
So let me thank you for your time, and try not to waste anymore of mine
And get out of here fast

I hate to break it to you babe, but I’m not drowning
There’s no one here to save

Who cares if you disagree?
You are not me
Who made you king of anything?
So you dare tell me who to be?
Who died and made you king of anything?

You sound so innocent, all full of good intent
Swear you know best
But you expect me to jump up on board with you
And ride off into your delusional sunset

I’m not the one who’s lost with no direction
But you’ll never see
You’re so busy making maps with my name on them in all caps
You got the talking down, just not the listening

And who cares if you disagree?
You are not me
Who made you king of anything?
So you dare tell me who to be?
Who died and made you king of anything?

All my life I’ve tried to make everybody happy
While I just hurt and hide
Waiting for someone to tell me it’s my turn to decide

Who cares if you disagree?
You are not me
Who made you king of anything?
So you dare tell me who to be?
Who died and made you king of anything?

Who cares if you disagree?
You are not me
Who made you king of anything?
So you dare tell me who to be?
Who died and made you king of anything?

Let me hold your crown, babe

Internet tra abuso e libertà, "Mattino 5"

5 Novembre 2009, circa le 10.00 del mattino, su un canale cosiddetto di tv "commerciale" si affrontano 7-8 minuti di dibattito su un tema scottante, per molti aspetti sottovalutato, ma più che mai attuale: Internet ed il comportamento di chi lo usa, attivamente o da spettatore. La trasmissione è "Mattino 5" ed il giornalista è Claudio Brachino, con i suoi ospiti in studio: Michele Ficara Manganelli (presidente di Assodigitale, che si occupa tra le altre cose di diffondere la pratica dei blog), Paolo Liguori (presidente del tg.com) e Massimo Melica (presidente dell'Associazione Innovatori).

Il centro della questione pare essere quello di stabilire con esattezza la natura più "vera" di Internet, fonte di indiscussa garanzia di libertà da un lato, ma anche strumento di manipolazione politica ed economica dall'altro. Liguori parla di ambivalenza tra l'eccesso ed il vantaggio, dove il primo elemento coincide con l'abuso dei mezzi di comunicazione digitali ed il secondo con la visibilità che si può dare alle grandi repressioni, allo schiacciamento delle libertà di pensiero e parola, al dispotismo in tutte le sue forme, sfruttando la difficile controllabilità della rete da parte della classe dirigente.

E allora tramite la tecnologia (soprattutto telefonica), si può pensare a Internet come il motore propulsore del fenomeno del reporting partecipativo, quello che chiunque può svolgere, purché dotato di un cellulare che registra video e di un accesso al web per la pubblicazione. Questa è, o almeno dovrebbe essere, la vera comunicazione globale. Certamente il rischio dell'abuso rimane, ma a questo si può riparare tramite l'educazione.

Proprio per questo, la Assodigitale ha elaborato una specie di codice deontologico dell'utente medio di Internet, la "Carta Etica Digitale (CED)", decalogo in "stile Twitter" che suggerisce una condotta da tenere per un buon uso della rete anche fuori dai casi previsti dalla Legge statale. Con forte accento sui temi della lesività che alcune informazioni possono provocare sulla dignità umana o sulla percezione superficiale della violenza, il filo conduttore del documento si concentra sull'opportunità che il web offre al "navigatore" e sul richiamo al rispetto che quest'ultimo deve osservare (per ulteriori informazioni: http://www.assodigitale.it/).

Sempre nell'ambito del discorso sui rischi e sulla necessità di educazione sta anche il riferimento alle dipendenze dalla rete, tanto diffuse da indurre un noto ospedale di Roma ad aprire un apposito reparto per questo genere di disturbi (già oggetto di consolidate ricerche scientifiche negli Stati Uniti da anni). Il vero problema, secondo quanto emerso dal dibattito di "Mattino 5", non risiede tanto nella tecnologia come strumento, quanto nel cattivo uso che ne viene fatto.

Un esempio di chiaro tentativo di affrancare Internet dall'abuso è allora il progetto "Democracy Live" della BBC (http://news.bbc.co.uk/democracylive/hi), che aspira a diventare una vetrina in costante diretta pronta a vegliare sulle attività parlamentari del governo inglese. E' infatti possibile, collegandosi al sito, vedere video di pochi minuti che riproducono fedelmente le sedute del parlamento e "monitorare" ciò che accade. Se dal punto di vista istituzionale, almeno nella teoria, nulla cambia, un progetto simile è in grado di riprendere il sentimento di partecipazione politica di cui ogni cittadino dovrebbe partecipare in quanto tale. Un buon inizio.


Mini glossario del giornalismo informatico (M-Z)

Malware: neologismo, nato dalla fusione dei due termini "malicious" e software, usato per definire tutti i programmi "nocivi" per il PC come i virus ed i rootkit.
Microcontent: brevi testi (40-60 caratteri) che anticipano il contenuto di intere pagine web e guidano l'utente nella navigazione.
Motore di ricerca: (query engine o search engine) software specializzati nella ricerca di informazioni su Internet, suddivisibili in Spider (programmi automatici che esplorano la rete tramite i link e catalogano in un database tutte le informazioni così acquisite) e Directory (programmi che acquisiscono e catalogano le informazioni in modalità manuale).
MS-DOS: (MicroSoft-Disk Operating System), il primo sistema operativo di tipo testuale per PC IBM compatibili.


Nag screen: da nag (assillare), termine che indica le fastidiose e insistenti "finestre" di avviso, spesso pop-up, che periodicamente vengono visualizzate dai programmi con licenza shareware per ricordare che il programma deve essere registrato previa il relativo pagamento della licenza.
News Aggregator: oppure feed aggregator, Rss aggregator o newsreader, sito web in grado di leggere periodicamente un flusso di notizie in formato Rss e di presentarle con un'interfaccia grafica simile a quella di un programma di posta elettronica.
News Ranking: sito nel quale gli utenti possono segnalare informazioni e votare le news che vengono segnalate, determinando il punteggio di una notizia.
Newsfeed: scambi o distribuzioni di articoli di newsgroup tra i server di news.
Newsgroup: (gruppo di discussione) club online in cui si ha la possibilità di scambiare messaggi ed opinioni con utenti con interessi affini ovunque nel mondo.
Newsletter: rivista elettronica che aggiorna, periodicamente, sulle novità di un sito, generando un messaggio di posta elettronica inviato agli utenti che ne hanno fatto richiesta (in alcuni casi sono delle vere e proprie riviste curate da esperti che esprimono il proprio parere o elargiscono i propri consigli agli abbonati).
Newsreader: lettore di news, cioè un programma progettato per leggere, scrivere e scaricare messaggi dai newsgroup.


On-demand: letteralmente "su domanda", servizio nato con riferimento ad un particolare tipo di tv a pagamento, poi esteso a tutto Internet che è, per definizione, on-demand, nel senso che è il navigatore a decidere i contenuti di cui fruire tra quelli messi a disposizione da un sito.
Online: significa "in linea" ed indica genericamente tutto ciò che è presente sul Web (il resto è offline).
Open Source: sorgente aperta, filosofia informatica che consente la modifica del codice sorgente, reso pubblico affinché sia garantita la libertà di modificarlo da parte di altri sviluppatori senza limiti di utilizzo (ciononostante il software rimane coperto da copyright a tutela dell'autore).


Parental Control: in italiano "filtro famiglia", software o servizio in grado di selezionare con un filtraggio le pagine Internet in base ad alcuni criteri restrittivi.
Peer to Peer: (o p2p) collegamento in rete in cui tutti i computer (considerati peer, cioè pari) possono agire indifferentemente da client o server, ovvero possono accedere alle risorse di un altro computer, che all'occorrenza si comporterà da server.
Phishing: storpiatura dell‘inglese fishing (pescare), indica una truffa realizzata solitamente attraverso la posta elettronica.
Piramide invertita: tecnica di scrittura diffusa nel giornalismo anglosassone ed in quello digitale, consistente nel dare la notizia all'inizio di un articolo per poi scendere via via nei dettagli.
Plug-in: "modulo aggiuntivo", programma aggiuntivo di applicazioni più complesse, finalizzato ad estenderne le funzionalità.
Podcast: registrazione digitale audio o video, scaricabile automaticamente attraverso un apposito programma, messa a disposizione su Internet per chiunque sottoscriva un abbonamento.
Pop-up: menù "mobile" al quale si ha accesso cliccando con il tasto destro del mouse oppure finestra, solitamente di carattere pubblicitario, che si apre automaticamente quando si accede ad un sito o ad una pagina web.
Proofreading: ultima revisione di un testo alla ricerca di refusi.


Query: consultazione di un database, attraverso un insieme di operazioni che consentono di estrarre dall’archivio determinate informazioni in base a precisi criteri.


Refuso: errore di battitura sfuggito alla revisione, anche detto "errore di stampa".
RSS: (Rich Site Summary) tecnologia in formato XML che consente di distribuire informazioni on-line, su più siti contemporaneamente, contenenti titolo, sommario e collegamento alla pagina integrale e che possono essere messi in rete e raccolti da provider in cerca di "feed" che li abilitano a ricevere direttamente sul proprio computer aggiornamenti sulle informazioni di un sito in tempo reale (il programma dedicato è chiamato “aggregatore”, che nel caso delle notizie è il news aggregator).

Server: computer dedicato al controllo della rete e progettato per condividere i dati con applicazioni client.
SmartPhone: telefono a microprocessore che dispone di molteplici funzionalità (fax, collegamento in Internet, transizioni bancarie, ecc).
Spam: attività di chi invia a tappeto, indiscriminatamente a migliaia di destinatari alla volta, messaggi di posta elettronica solitamente pubblicitari non richiesti.
Spyware: programmi che, in modo nascosto e invisibile, "spiano" gli indirizzi web più spesso visitati dal proprietario del PC nei quali sono installati e utilizzano tali informazioni per l'invio di messaggi pubblicitari o virus.


Tabella: strumento per dare forma ed ordine alle pagine web, come in tipografia si usava il menabò.
Tag: istruzione del linguaggio html compresa tra i segni di minore (<) e maggiore (>).
Task: ogni applicazione attiva sul PC viene considerata come un task e il sistema operativo distribuisce l'accesso alle risorse del sistema secondo dei turni prefissati in base alle priorità dei tasks.
Thread: sequenza di risposte ad un messaggio iniziale chiamato topic, ma anche scomposizione di un processo in esecuzione in parti più piccole, da registrare ad ogni input ed output per ricollocare tra le priorità delle risorse il task.
Title: comando html che assegna il titolo identificativo di ogni documento e che compare nell'intestazione della finestra per inserire la pagina in un bookmark.
Touch screen: tecnologia che permette di interagire con un programma su computer toccando alcune zone dello schermo.
Twitter: creato nel 2006 dalla Obvious Corporation di San Francisco, servizio di social network e microblogging, diventato popolare anche come avversario di Facebook, grazie alla semplicità ed immediatezza di utilizzo, e perché fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea, e-mail, oppure tramite varie applicazioni appositamente dedicate (gli aggiornamenti sono mostrati istantaneamente nella pagina di profilo dell'utente e comunicati agli utenti che si sono registrati per riceverli, è possibile limitare la visibilità dei propri messaggi oppure renderli visibili a chiunque).


Usenet: sistema di newsgroup precedente ad Internet (ora integrato) che permette lo scambio d’informazioni tra utenti con gli stessi interessi.
URL: (Uniform Resource Locator) percorso di memorizzazione degli oggetti all'interno del web diviso in tre parti (nome del servizio come “http://”, nome del server o del sito che comincia con “www” e contiene l’indirizzo alfabetico ed il suffisso e nome del documento o del file specifico nel sito), che permette di non memorizzare le stringe numeriche che identificano i siti, troppo lunghe e difficili da ricordare.
Usability: concetto che definisce la facilità con cui si interagisce con un determinato sito o documento web.


VXML: estensione del protocollo XML che consente l’accesso in Internet anche tramite comandi vocali (può essere usato, ad esempio, per la consultazione della propria casella postale tramite telefono cellulare).


WebTV: dispositivo che permette di collegarsi ad Internet tramite la linea telefonica e visualizzare le pagine web sul televisore.
Webzine: detti anche e-zine, riviste elettroniche che richiamano a grandi linee la struttura delle tradizionali pubbicazioni cartacee, ma in una forma trasposta su Internet.
Www: (World Wide Web), sistema messo a punto nel 1990 da Tim Berners-Lee, ingegnere presso il Cern di Ginevra, che permette il funzionamento di Internet, in quanto rende possibile la visualizzazione delle pagine web in una veste grafica intuitiva, tramite l'utilizzo dei browser di navigazione e del linguaggio html.


XVID: codec open source per la compressione video, alternativo al codec DivX.


Yahoo!: portale e motore di ricerca fondato da David Filo e Jerry Yan.
YouTube: sito molto popolare, nato nel febbraio 2005, che consente agli utenti l'upload, la visione e la condivisione di video, con la tecnologia di Macromedia Flash per visualizzare e distribuire i video, linkabili dai siti e dai blog tramite Url.


Zapper: termine con il quale si indica un decoder per il sistema "digitale terrestre" (DTT), di tipo non interattivo.
Zippato: termine in uso dagli utenti per indicare un archivio o un file compresso, derivato dall’estensione “.zip”, generata da una diffusa utility di compressione.

Mini glossario del giornalismo informatico (A-L)

Il web journalism utilizza un linguaggio particolare, a metà tra il gergo informatico e quello più propriamente giornalistico "tradizionale", che può suonare strano all'orecchio di un inesperto o quantomeno non così ovvio. Qui di seguito, sono riportate solo alcune delle espressioni che interessano il fenomeno, quelle più basilari, giusto per chiarirsi le idee.


AAC: (Advance Audio Coding) sistema di codifica per la compressione e la trasmissione di dati audio-video, chiamata anche mp4, che migliora lo standard MP3 e produce una qualità del suono comparabile a quella delle tracce audio dei CD.
AACS: (Advanced Access Content System) sistema di protezione dalla copia (diritti d’autore) per le tecnologie di riproduzione HD-DVD e Blu-ray; funziona "bloccando" i lettori che risultano fuori dal campo di gestione delle licenze e delle copie "autorizzata".
Abstract: estratto o descrizione sintetica del contenuto di un documento.
Account: conto o profilo d’accesso, anche username, composto solitamente da un nome utente e da una password associata, utilizzati per le informazioni o servizi che risultano riservati (ad esempio, gli indirizzi di posta elettronica, richiedono un account, che è la parte che precede il simbolo @).
Addare: termine italianizzato dall'inglese "add",aggiungere, di solito utilizzato quando si aggiunge un contatto nella propria rubrica del programma di messaggistica istantanea o su un social network.
Albero: struttura di dati in cui ogni elemento può contenere collegamenti a due o più oggetti creando una aspetto graficamente rappresentabile come un albero.
Algoritmo: sequenza di istruzioni informatiche espresse in un metalinguaggio di tipo matematico o più generalmente formalizzato, che descrivono in modo rigoroso come effettuare una determinata operazione.
ASCII Art: forma di Computer Art che utilizza i caratteri alfanumerici e gli altri simboli della codifica ASCII come elementi pittorici per comporre immagini stilizzate anche di grande complessità, ma anche per personalizzare le firme delle e-mail o dei post nei gruppi di discussione (newsgroup).
Attachment: simboleggiato da un fermaglio, strumento che serve per allegare un file ad una e-mail.


Backup: con questo termine s’identifica l'operazione che consiste nel copiare i file su un supporto di riserva (disco o nastro) come misura precauzionale nel caso in cui il supporto principale, l’hard disk, si guasti o perda, del tutto o in parte, i dati che contiene.
Banner: un banner è un’immagine pubblicitaria, di forma lunga e bassa, che compare in alto o in fondo a una pagina web.
Banner Exchange: scambio di banner, ovvero un accordo tra siti Web che consiste nello scambio dei rispettivi banner pubblicitari.
Blocchi di testo: servono a migliorare la leggibilità di un testo e consistono nell’inserimento di una riga di distanza tra un paragrafo e l'altro, che sul piano ottico produce dei blocchi di scrittura. Blog: neologismo con il quale si indica una pagina web personale, aggiornata frequentemente e regolarmente, che contiene commenti, osservazioni e link ad altre pagine Internet e può essere usato come selezione delle informazioni della rete oppure come diario personale.
Bluetooth: standard di comunicazione sviluppato da Ericcson che consente la trasmissione di dati tra dispositivi elettronici ed i relativi accessori d’interfaccia, utilizzando onde radio a basso consumo che consentono collegamenti a corto raggio (tra i 10 ed i 100 metri); il nome Bluetooth deriva da Harald Bluetooth, un re Vichingo dalle spiccate doti diplomatiche che riunì i regni di Danimarca e Norvegia nel X secolo d.C.
Blurker: termine nato dalla fusione di blog e lurker, che indica un utente che segue un blog "silenziosamente", cioè non partecipando attivamente alla discussione nei commenti.
Bookmark: letteralmente "segnalibro", ma tradotto in italiano con "preferiti", una cartella, presente in tutti i browser, nella quale memorizzare le Url dei siti di più frequente utilizzo.
Br: nel gergo dei web editors, <> è il tag html che comanda il "break", ossia il ritorno a capo.
Broadband: banda larga, sistema di comunicazione che utilizza fibre ottiche e le linee digitali per trasmettere dati a velocità maggiori di 200 Kbps (i sistemi di comunicazione che funzionano a velocità inferiori sono chiamati narrowband).


CAD: (Computer Aided Design) disegno assistito dal computer, usato per la progettazione ed il disegno tecnico su PC.
Campionamento: registrazione in forma digitale, con buone fedeltà e precisione, di informazioni di un evento di tipo analogico (ad esempio dei CD musicali).
Cookie: letteralmente “biscottino” o “dolcetto”, sono informazioni trasferite sul computer di un utente dal server Web a cui questo si collega, utili per le aziende per controllare e monitorare le consultazioni del loro sito (non possono contenere programmi, quindi non possono veicolare virus, inoltre possono essere utilizzati esclusivamente dal Web che li ha inviati, rendendo quindi impossibile da parte di altri siti Internet, conoscere le pagine visitate dall'utente).
Copia e incolla: attività prevalente del web editing, consiste nel copiare un testo ed incollarlo su un modello già pronto.
Copyleft: nome "ironico" che designa il contrario di copyright, usato per definire la filosofia a cui si ispira il software libero o open source.
Copyright: © divieto alla riproduzione non autorizzata, ovvero un diritto legale che tutela la proprietà letteraria, musicale, di un programma, ecc. e ne vieta la riproduzione, salvo consenso del proprietario. Copywriter: colui che si occupa di scrivere testi promozionali, non solo nel campo della pubblicità, ma anche per i discorsi politici, le relazioni aziendali e gli articoli per Internet.
Crenatura: funzione che consente di ridurre la spaziatura tra coppie di caratteri.
Crittologia: scienza che, a mezzo varie tecniche di crittografia, consente di nascondere i dati attraverso l'uso di sistemi matematici (algoritmi).


Delivery Status Notification: messaggi generati automaticamente dai sistemi di posta elettronica che danno informazioni lo stato inefficace della mail inviata.
Digital Divide: gap tra chi ha accesso alle tecnologie dell'informazione (PC e internet) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale, per questioni economiche, d'istruzione, di infrastrutture, di differenze di età o di sesso, di appartenenza a diversi gruppi etnici o di provenienza geografica (gap d’accesso all’industria dell’informazione).
Dominio: nome alfabetico che identifica un server su Internet ed è costituito dal nome assegnato al computer dal service provider e da una sigla, il suffisso, che indica il tipo del dominio stesso o l'appartenenza geografica (es. .com per “commerciale”, .edu per l’istruzione scolastica, .gov per un ente governativo,.net per un’azienda di rete e .org per un’organizzazione no profit). Il dominio di primo livello è la parte destra dell’URL che identifica la nazione di provenienza (es. .it per l’Italia) oppure la sua qualificazione; il dominio di secondo livello in genere è la parte intermedia dell’URL (es. "governo" in www.governo.it), talvolta preceduta da un sottodominio (es. "documenti" in www.documenti.governo.it).
DVB-T: (Digital Video Broadcasting - Terrestrial) standard per la trasmissione radiotelevisiva digitale terrestre in uso in Europa, in Sud america, in Australia e in parte dell'Asia).
DVD: (Digital Versatile Disc) supporto a 16 Gb la cui lettura avviene come per i tradizionali CD a mezzo di un raggio laser che converte le tracce di masterizzazione in una sequenza binaria di 0-1.
DTT: (Digital Terrestrial Television) termine che indica la TV digitale terestre.


E- Book: dispositivo elettronico dalle dimensioni simili a quelle di un palmare, progettato per la lettura dei libri elettronici, ovvero testi letterari monografici in formato digitale.
E-book reader: software utilizzato per la lettura dei libri digitali o e-books.
Editing: attività di revisione e risistemazione di un testo grezzo, affidata all'editor.
Editor: addetto all'attività di editing, ma anche programma che permette la compilazione di un testo, di un codice di programmazione o di un file particolare (es. Microsoft Office Word è un editor di testo e FrontPage è un editor html).
E-Mail: (Electronic Mail) messaggio o testo "elettronico", spedito ad una persona attraverso una rete telematica tramite una casella postale, mail box, il cui indirizzo è composto dal nome utente e dal nome del computer host, separati dal segno @.
Ethernet: rete sviluppata da Xerox per il collegamento di minicalcolatori attraverso un cavo coassiale o una normale presa telefonica, di modo da permettere la trasmissione in qualsiasi momento da parte di tutti i PC collegati.
Extranet: rete geografica con tecnologia TCP/IP di ampia portata, che viene utilizzata unicamente per scopi privati, alla quale possono accedere solo le persone autorizzate dal gestore e proprietario.


Fake: (falso, falsificato) un fake è un file "fasullo" che non contiene ciò che il nome descrive e può essere anche un "falso login" o un "falso programma".
Feed: pagina web in formato XML che contiene una lista di collegamenti ad altre pagine, letta da software specifici detti aggregatori che in questo modo mantengono sempre aggiornata la lista.
Firewall: letteralmente parete tagliafuoco, meccanismo che permette di impostare restrizioni all'accesso ad uno o più computer collegati in rete, quale misura di sicurezza a protezione dei dati scambiati tra la rete stessa e un PC.
Flash: linguaggio di programmazione di Macromedia diventato lo standard per realizzare e visualizzare le animazioni grafiche e multimediali in genere online.
Flashpix: formato grafico per la memorizzazione digitale delle immagini, che agisce memorizzando l’immagine in diverse dimensioni, dette risoluzioni, indipendenti tra di loro.
Font: "carattere", ovvero il tipo di caratteri che vengono utilizzati nei documenti, visualizzati e stampati, la cui altezza si misura in punti o pollici (ogni pollice corrisponde a 72 punti).
Form: modulo utilizzato per permettere all'utente di un sito di lasciare i propri dati o i propri commenti.
Frame: pagina in html composta da diversi documenti (ad esempio, una parte superiore fissa con un banner pubblicitario o con la testata del sito, una parte sulla sinistra con un menu di scelta ed una parte sulla destra che visualizza il contenuto del documento scelto dal menu); quando si parla di immagini animate, invece, un frame è un singolo fotogramma.
Freeware: programma distribuito gratuitamente ma di cui gli sviluppatori mantengono nella maggiort parte dei casi tutti i diritti (la differenza principale tra programmi freeware e OpenSource è che normalmente di un freeware non viene fornito il codice sorgente, cosa che invece accade sempre nel caso di OpenSource).
Ftp: acronimo di "File Transfer Protocol", protocollo per il trasferimento dei file che serve per inviare i file residenti in un hard disk ad un server o viceversa.


Gateway: letteralmente "via di uscita", sinonimo anche di punto di accesso o nodo passaggio, dispositivo impiegato per collegare reti diverse, in una network comune che utilizza differenti protocolli di comunicazione, allo scopo di rendere compatibile la trasmissione.
Gif: (Graphic Interchange Format) formato di immagini a 256 colori, entrato nell'uso comune sulla rete, accanto al jpeg.
Giustificare: allineare a destra e a sinistra il testo.
Ghostwriter: chiamato inizialmente "negro", scrittore di talento ma poca fama che scrive per conto di nomi celebri costretti loro malgrado a redigere un libro o un discorso.
Guest: ospite, nome comune di login che consente l'accesso senza l'uso di password ad una risorsa di rete o a un computer, solitamente limitato.
Guestbook: libro degli utenti “ospiti” attraverso il quale è possibile lasciare i propri messaggi oppure esprimere un giudizio sul sito visitato.


Hacker: termine usato spesso come sinonimo di pirata informatico che cerca di penetrare nei sistemi informatici altrui, meglio se pubblici o aziendali, allo scopo di creare danni.
Href: (Hypertext Reference) il più importante comando html, perché identifica i link tra un documento ipertestuale ed un altro.


Icona: piccola immagine cliccabile (circa 50x50 pixels) che rende intuitivamente immediato il riconoscimento del contenuto a cui fà riferimento.
Intranet: rete privata realizzata entro i confini dell'azienda e invisibile o solo parzialmente visibile dall'esterno, per convogliare informazioni all'attività produttiva (utilizza un server Web come punto di centralizzazione e pubblicazione delle informazioni).
iPad: tablet computer prodotto da Apple in grado di riprodurre contenuti multimediali e di navigare su Internet mediante uno schermo da circa 10 pollici con retroilluminazione a LED che supporta il multi-touch.
Ipertesto: documento formattato con un metodo idoneo a creare collegamenti e riferimenti incrociati, quindi non lineari, fra più file (iperconnessioni).
Ipocontenuto: contenuto web minimo ed essenziale, resosi necessario con l’applicazione della banda ristretta e presumibilmente superabile con l’allargamento progressivo della banda.
iPOD: prodotto da Apple Computer e presentato alla fine del 2001, lettore di musica digitale, in formato MP3.
IPTV: (Internet Protocol TV) servizio che consente di utilizzare le linee telefoniche per trasmettere servizi televisivi.
ISDN: (Integrated Service Data Network) rete telefonica integrata, ossia linea del telefono destinata a sostituire progressivamente la rete commutata (Rtc) attualmente in uso.
iTunes: software musicale, disponibile per i sistemi operativi Mac e Windows, distribuito gratuitamente sul sito della Apple.


Java: linguaggio di programmazione realizzato dalla Sun Microsystems che permette di arricchire le pagine web con animazioni e altri effetti speciali che rendono più godibile una pagina (JavaScript è il linguaggio messo a punto inizialmente da Netscape ed ora leggibile dalla maggior parte dei browser).
Jpeg: (Joint Photographic Experts Group), format ad alta definizione delle immagini, adatto per le risoluzioni più elevate.
Junk-mail: "posta spazzatura" detta anche Spam.


LAN: (Local Area Network) rete su area locale limitata (da un ufficio o un edificio ad un raggio massimo di una decina di chilometri).
Link: riferimento ad una pagina HTML presente sulla rete, ad un file su un server FTP o ad altro materiale, per convenzione sottolineato e in grado di saltare in ogni momento da un punto all'altro di un sito o della Rete.

Quando le pubbliche relazioni diventano spin



“Pochissime persone a questo mondo riescono a ragionare normalmente. Esiste una tendenza molto pericolosa ad accettare tutto ciò che si dice, tutto ciò che si legge, ad accettare senza mettere in discussione. Solo chi è pronto a mettere in discussione, a pensare autonomamente, troverà la verità! Per conoscere le correnti di un fiume, chi vuole la verità, deve entrare nell’acqua”

Suggestiva e inquietante allo stesso tempo, la frase introduttiva de "Gli stregoni della notizia" di Marcello Foa (Guerini e Associati) apre un varco nel viaggio attraverso le controversie di un fenomeno in forte crescita nei sistemi politici contemporanei, anche al di là dell'Occidente, lo spin.

Cosa sia lo spin è l'interrogativo che domina tutto il discorso di Foa, talvolta polemico, altre volte benevolo, ma tendenzialmente allarmato ed allarmante nei confronti di una pratica sempre più abusata, contraria agli stessi ordinamenti che giustificano la democrazia e la libertà di pensiero e di parola. Uno spin doctor allora chi è? Come lo si riconosce?

La risposta: lo stregone delle notizie. Colui che sa farle "girare" (spin), che sa aprire e chiudere i "cancelli dell'informazione" nella piramide ipotizzata da Maning White, quella che passa per le informazioni delle agenzie di stampa internazionali e finisce per essere controllata da chi sa come funzionano i media. Come Edward Bernays, nipote di Freud e padre morale dello spin del '900, esaltava le virtù ciniche e manipolatorie di una comunicazione improntata al controllo del consenso, allo spegnimento dello scandalo e all'ottundimento della criticità dell'opinione pubblica, così lo spin contemporaneo insabbia eventi "imbarazzanti", produce notizie false, opera in silenzio dietro ai più grandi leaders mondiali. Ecco cos'è lo spin: quel fenomeno sommerso di studio della comunicazione di un politico e della sua immagine fin nei minimi particolari, affinché quest'ultimo possa accattivarsi non solo voti e potere, ma anche ammirazione e stima, fino al massimo obiettivo possibile, l'identificazione.

Basti pensare alle photo opportunities o ai recenti scandali sulla guerra in Iraq, che tanto ha faticato e tanto fatica a trovare una motivazione reale, cristallina e fondata per esistere, dalle carceri di Abu Ghraib alle stragi di marines e civili innocenti, dalle conferenze stampa alle repentine rettifiche dei "passi falsi" del presidente Bush Jr. e del suo staff.

Karl Rove, Alastair Campbell, Bernard Ingham, Peter Mandelson: tutti nomi poco noti, o noti agli "addetti ai lavori", ma che di fatto fanno la politica mondiale, nascosti dietro i grandi sorrisi dei potenti della Terra. L'analisi di Foa è una lucida fotografia panoramica degli ultimi 60 anni, tra guerre mai spiegate ed elezioni vinte inspiegabilmente dalla suggestione, più che dall'argomentazione razionale. La questione dello spin è disegnata con le linee dell'etica, più che della politica tout court, perché comporta implicazioni significative anche sul piano della libertà di stampa e della sua controparte molto spesso dimenticata, ma altrettanto importante, il diritto ad essere informati.

E allora lo spin è una violazione, una manipolazione paradossalmente intricata con i sistemi democratici parlamentari, maggiore dove il partito soccombe sotto la predominanza del leader (ad es. negli USA), più contenuta nei paesi dove il partitismo frammenta il potere (ad es. in Italia), ma presente ovunque, in un modo o nell'altro: in Europa, nei paesi in via di sviluppo e persino nei casi meno probabili. Si pensi alla Svizzera, che ha dovuto dotarsi di collaborazioni con le agenzie di pubbliche relazioni che producono lo spin, per mettersi in relazione internazionale con l'Unione Europea e le altre organizzazioni sovranazionali.

Gli stregoni delle notizie allora compiono la loro magia e orchestrano a colpi di false identità, false testimonianze, falsi ottimismi e falsa spontaneità la loro "pozione magica" che fa di un uomo politico un leader affermato. Nulla di sbagliato nella pubblica relazione, molto di controverso nello spin.


Blog di Marcello Foa: http://blog.ilgiornale.it/foa/

Appartenenza e Condivisione: Intranet e "in house" media

Un buon Intranet è requisito indispensabile per un buon Internet. Per Intranet s’intende una rete privata realizzata entro i confini dell'azienda e invisibile o solo parzialmente visibile dall'esterno. Viene utilizzata per convogliare informazioni all'attività produttiva interna ed esterna, tramite il protocollo TCP/IP e spesso appoggiandosi su alcuni server web come punto di centralizzazione e pubblicazione delle informazioni. Fuori dai confini aziendali prende il nome di extranet, una rete geografica di ampia portata che viene utilizzata unicamente da persone autorizzate per scopi privati.

Intranet allora è quell'applicazione digitale che si usa in ufficio, azienda o ente che fornisce delle informazioni riservate agli addetti del settore. Poco usata e non sfruttata pienamente, viene considerata solo come un'agenda aperta dove prendere delle informazioni, ma in realtà la vera capacità di questo strumento è lo scambio e non solo la ricezione di quelle informazioni.

Internet stessa è nata come intranet, con una filosofia chiusa e riservata. Si è poi deciso di abbandonare quel mondo “appartato” per sviluppare il mondo di internet, come un mondo più aperto e pubblico. Ma è quantomai necessario riscoprire intranet, perché non è un'attività demandata ai soli informatici (che ne farebbe uno strumento freddo), ma un modo di gestire la comunicazione interna oltre che quella esterna ed evitare confusione. Manca, specie in Italia, una filosofia aziendale orientata ai contenuti interni e riservati, che faccia aumentare il senso d’appartenenza dei dipendenti creando condivisione.

Tuttavia, essendo poco visibile, la rete intranet non è facilmente studiabile, anche se ha un formato replicabile ed un’interfaccia praticamente identica ad internet, con le sole differenze di una finestra per accedere all'area riservata (digitando username e password) e del passaggio ad un'estetica più riduttiva, essenziale e statica. Tra i difetti di intranet, sta anche il fatto che non sempre funziona in connessione remota e spesso si riesce ad accedere solo sul luogo di lavoro.
Ma la sostanziale differenza con internet è che quest’ultimo si rivolge al mercato globale, mentre intranet è rivolto solo parzialmente a quel mercato, perché si divide in settori specifici. Allo stesso modo, a intranet manca la diretta e l’impianto emotivo che ne deriva, motivo per cui non dispone di un lavoro di codificazione. Sono i capi della comunicazione interna ad essere i relativi responsabili, e lo usano più che altro per le informazioni burocratiche e di servizio, coinvolgendo raramente l’ufficio di comunicazione. Eppure, curando la comunicazione interna si migliorerebbero i flussi di lavoro controllando le attività in corso, ad esempio se i dipendenti navigano molto e spesso su intranet, invece che cercare informazioni su internet e sui social network.

Il sentimento d’appartenenza può essere gestito anche con le tv e le radio “in house” che servono a codificare un linguaggio interno: si tratta di tv o radio aziendali che fanno comunicazione interna e mediano tra intranet e internet. Più le società sono grandi, più c'è investimento in questo aspetto; più è estesa una realtà, tanto più sarà difficile raggiungere tutti, motivo per cui per una piccola realtà aziendale o d’ufficio è necessario adottare un linguaggio in grado di arrivare a tutti nello stesso preciso momento.
La comunicazione interna deve allora concentrarsi sulla gestione delle conoscenze, per armonizzare le complesse attività dell'azienda, poiché una buona comunicazione interna permette di elaborare poi una buona comunicazione esterna.

I codici della comunicazione, però, essendo codici appartenenti al linguaggio, che è in continua evoluzione, cambiano spesso: ne è un esempio la scrittura, che con la tecnologia ha subito moltissime trasformazioni nel tempo (oggi si scrivono mail e non più lettere, ma la mail non è una lettera, bensì una tecnologia che permette di mandare un’informazione e ricevere in cambio un feedback mediato). Molti si servono allora della tecnologia come strumento di lavoro, perché utilizza un certo tipo di linguaggio con un codice proprio che crea la condivisione, quell’ingrediente che sta alla base del successo dei social networks. L'analisi dei codici permette insomma di studiare e capire i contesti.

Comunicazione politica tra spin e pianificazione

La comunicazione politica appare per la prima volta nella polis greca, orientata alla ricerca del bene comune, essendo l’individuo un concetto sconosciuto. L’attuale comunicazione politica, che non va confusa con quella partitica, perché ricerca allo stesso modo la comunità, attraverso il consenso, con il quale può avere la maggioranza per governare e gestire i poteri, anche in modo clientelare. Nella comunicazione politica concorrono un elemento razionale (dato oggettivo) ed uno emotivo (pathos e suggestione). Per fare una buona comunicazione politica è necessario per un leader diffondere messaggi chiari, saper scrivere bene, parlare in modo comprensibile, essere costantemente informati ed esercitare un'ottima capacità di persuasione, quindi è il coinvolgimento emotivo a determinare il consolidamento della leadership. Il messaggio politico più che chiaro deve essere emozionale e posizionato durante tutto il giorno.

Per questo motivo in USA il pragmatismo politico si traduce in uno staff di comunicazione apposito, al servizio del leader emergente (in Italia, invece, la comunicazione è spesso campo di reti clientelari).

Per vincere, in politica, è allora necessario conoscere le logiche della comunicazione altrui e Internet rappresenta un ottimo strumento di conoscenza, di cui si fà largo uso, ad esempio cercando notizie scomode per l’avversario, da diffondere per screditarlo, come nel caso del Drudge Report. Con la rete infatti spariscono le mediazioni e il cittadino può sentirsi più vicino al politico o al personaggio importante. Un esempio calzante è Huffington Post, sito messo a punto dalla signora Huffington che, approfittando della posizione sociale conferitale dall’altolocato marito, ha fatto dei suoi salotti i luoghi privilegiati per la produzione e diffusione mediatica di pettegolezzi. Sotto forma di blog, il Drudge Report si basa su notizie certe, mentre l’Huffington Post sfrutta una comunicazione media e battagliera nei confronti della politica con frasi polemiche ed esplicite.

In politica, oltre ad essere leader, occorre innovare per essere vincenti. La prima cosa che manca in Italia rispetto agli Stati Uniti è l'organizzazione di base: nel nostro paese mancano le figure professionali specifiche (portavoce, spin doctor e staff di comunicazione), il concetto di sfruttamento delle potenzialità di internet e veri e propri editori che sono stati rimpiazzati da società per azioni (come il gruppo Repubblica-L’Espresso e Rcs), senza dimenticare l’influenza della politica sulla comunicazione che si è stabilita come una sorta di dipendenza storica.

Uno staff comunicativo allora dovrebbe essere composto di: un portavoce (la Casa Bianca ne ha 12) che esprime i messaggi per conto del leader di cui ha delega di rappresentanza (in Italia questo vale per i partiti, infatti Capezzone è il portavoce del Pdl, Orlando del PD, Casini per l’Udc, Di Pietro per l’Idv, la Lega Nord usa indiscriminatamente i rappresentanti in vece in Bossi); uno spin doctor, consigliere strategico che pianifica la comunicazione personale del leader e ne realizza l’immagine pubblica; uno staff di esperti di comunicazione, spesso composto da ex giornalisti, che è di fatto l'ufficio stampa dei partiti, dei leader e delle istituzioni, con cui interagisce per confidenzialità data la comune appartenenza alla corporazione.

Si possono allora considerare i casi Obama (discreto comunicatore, forse troppo ripetitivo ma efficace e soprattutto vincente nella diffusione dei suoi messaggi) che ha vinto grazie anche ai web watchers e a tutta una serie di figure professioniste della comunicazione ben preparate che lo hanno affiancato, De Gaulle (abile ad utilizzare al meglio il mezzo televisivo, lui che era un militare), Bush senior e Bush figlio (bravi nell'utilizzare al meglio la rete) e Nicolas Sarkozy, capace di vincere attraverso la comunicazione mediale e di perdere (quasi sicuramente) allo stesso tempo per non aver saputo mantenerla durante il mandato.
In Italia invece, c’è una differenza tecnica tra la comunicazione del centro-destra e quella del centro-sinistra: la prima punta sull’emotività, con l’intento di creare un’identità permeabile a tutti gli strati sociali che valga la maggioranza, la seconda non riesce ad avere lo stesso impatto emotivo e gioca piuttosto la carta razionale, meno vincente sul piano delle elezioni popolari.

Informare e Comunicare nella pratica economica ed istituzionale

Bisogna distinguere tra l’attività dell’informare, che è la diffusione di un messaggio portatore di un contenuto privo di interesse specifico per chi lo scrive e per chi lo diffonde, e quella del comunicare, che è la diffusione di un messaggio portatore di un contenuto di interesse specifico per chi lo produce e per chi lo diffonde. La distinzione si fa ancora più netta se si considera la comunicazione istituzionale, processo pianificato di produzione e diffusione di messaggi informativi finalizzati a comunicare l’immagine di un’istituzione, secondo la volontà dei vertici istituzionali, del sistema valoriale e di quello etico (può essere sia pubblica che privata).

Questa pianificazione è priva di finalità economiche, mentre persegue distintamente quelle del controllo del consenso: in ciò non coincide del tutto con la comunicazione pubblica aziendale, sottosistema giustificato dal contesto in cui è inserita l’immagine aziendale, che pianifica e promuove messaggi volti a valorizzare la mission, con lo strumento della problematicità, da cui attingere un miglioramento qualitativo (logica dell’ufficio reclami). In questo secondo caso, sono osservati i criteri di accessibilità, usabilità e trasparenza (il web è ideale in questo senso perché permette la tracciabilità).

La comunicazione istituzionale sul web deve presentare quattro caratteri fondamentali: usabilità, accessibilità, interattività e trasparenza. È sicuramente più allargata, ma sempre trasparente e verificabile istantaneamente, perché è aperta, ovvero c'è la possibilità di chiedere e ricevere subito una risposta che può essere automatica ("grazie per averci contattato, miglioreremo il nostro servizio"), intelligente (il cliente viene indirizzato, magari con una serie di click che rimandano a vari link) o più specifica. La differenza tra comunicazione pubblica e politica in definitiva è che la prima non ricerca un guadagno ma offre un servizio, mentre la seconda è orientata verso la ricerca di un consenso ma non necessariamente destinata alla politica. Una terza forma è la comunicazione di prodotto, processo pubblico o privato finalizzato alla valorizzazione di un prodotto appunto, integrato anche nella comunicazione istituzionale.

Gli strumenti usati da questi processi comunicativi sono i media (giornali, radio, TV, Internet), di cui la rete è quello che ha maggiore carattere interattivo (feedback), utile per il marketing: in questo modo la comunicazione può essere volta a produrre pubblicità, comunicati stampa, interviste, conferenze stampa e video pubblicabili direttamente sul web. I media sono distinti a seconda della necessità di mediazione: così mentre carta, radio e tv seguono lo stesso percorso ma sono rallentate dal fattore tempo, internet fa in modo che le critiche e le contestazioni arrivino più velocemente, sempre però nel quadro di un'etichetta opportuna.
Il valore da trasmettere è il valore da vendere che può essere economico, personale, di condivisione e di consenso. Il marketing insegna che è necessario valorizzare sempre l’aspetto positivo di una notizia, comunicandola in modo “asettico” (privo di giudizi personali), secondo le regole delle 5W e privilegiando la comunicazione di dati quantitativi più che qualitativi.

È così che alle notizie si applica il brand management, ovvero l’insieme delle tecniche di marketing da usare per uno specifico prodotto, per una linea di prodotti o per una marca. Il brand è il marchio, il messaggio politico, lo slogan, il prodotto di successo. Lo scopo è aumentare il valore percepito da un consumatore rispetto ad esso, di modo da aumentare di riflesso la brand equity (valore del marchio o patrimonio di marca). La marca è considerata la "promessa" implicita di qualità che il cliente si aspetta dal prodotto che ne determina l'acquisto nel futuro. Il brand isituzionale allora potrà essere una singola persona o una realtà multipla (comuni, emmenthal svizzero, coca cola, ...), purché abbia una storia propria e si possa riconoscere immediatamente anche senza didascalie o loghi: si tratta di comunicazione pura, per questo questi “prodotti” sono detti comunicativi. Chi fa comunicazione istituzionale deve essere disponibile a mettere in piazza in modo chiaro il messaggio che intende portare avanti, messaggio che può essere ricevuti in forma diretta, mediata o attraverso la rete.

A tale scopo, è utile produrre messaggi brevi per accattivare l’utente, perciò è ideale la formazione di script, frasi precotte che devono essere efficaci quindi concrete, tenendo sempre presente la profilatura del target di riferimento. Dalla buona elaborazione di script si deve raggiungere la customer satisfaction, rilevata attraverso indagini di mercato (es. dei dati di log nel web).

Paradossalmente, il giornalista è meno consapevole del comunicatore, che di queste tecniche conosce i meccanismi più reconditi: il comunicatore infatti dà per scontato di avere dei condizionamenti, anzi li mette al centro della sua attività (la comunicazione è conscia di avere interesse specifico, l’informazione no).

L'usabilità è la facilità di accesso, con sezioni logiche ed accessibili (espressa dalla mappa del sito). In questo senso sono più usabili gli alberi di navigazione dei siti istituzionali stranieri, più semplici di quelli italiani che hanno strutture barocche e contorte (come Inps, Camera dei Deputati, Ministeri, Ferrovie dello Stato, ecc).

Per fare degli esempi, il sito della Camera dei Deputati (www.camera.it) presenta tutte le comunicazioni in stile breve e conforme alla forma giornalistica, in modo da agevolare il copia-incolla della stampa e degli utenti, ma finisce per considerare la comunicazione istituzionale come una comunicazione di prodotto.



Il sito del Governo spagnolo, invece, (www.moncloa.es) ha un ottimo albero di navigazione (cioè la sua mappa logica), perché dà notizie come fosse un giornale, scevro da ridondanze inutili: il sito infatti non si serve dei media, dato che è il governo a fornire tutte le informazioni, corredate da una buona multimedialità (video, audio, immagini scaricabili), come a dire che non c'è differenza tra un giornalista “ordinario” e un giornalista “del sito” del Governo spagnolo. Così se una notizia è valida, è sufficiente andare sul sito del governo, che nel frattempo profila una serie di informazioni sull'utente (tracciabilità, percorsi, statistiche) in una sorta di sondaggio continuato, che carpisce i fenomeni d’opinione pubblica.



Il sito del Governo francese (www.elysée.fr) si presenta esteticamente molto bello, ma complesso ed emozionante più che informativo: è fatto per essere guardato, dal momento in cui ha poco testo e le immagini sono ottime sul piano della qualità e visibili con uno scrolling uguale a quello di un giornale online. Ciononostante, la particolarità di questo sito è che ha una forte interazione con il cittadino.



Il sito del Governo inglese (www.number10.gov.uk) punta invece sull’unione di tecnologia e comunicazione, che traduce il nesso che si instaura tra il potere politico e il cittadino.

2001: Odissea nello Spazio. L'alba dell'uomo (pt.1)

Google inghiotte l'editoria e l'iPad tenta di salvarla

Al recente salone sul libro di Torino, Rupert Murdoch si è scagliato contro le notizie online gratis, con l’intento esplicito di arrestare l'emorragia di copie vendute e il crollo della raccolta pubblicitaria. La maggioranza degli utenti Web non è ancora pronta per pagare le notizie online, ma deve fare i conti con il crollo delle vendite, i bilanci negativi, l’aumento dei debiti (senza contare la concorrenza sleale che sul web è ormai consuetudine). La nuova tendenza è incarnata da un servizio apposito di Google, "Google Books", che si occupa di effettuare la digitalizzazione di libri e riviste, finora disponibili solo in forma cartacea, in formato digitale e fruibile gratuitamente.

Ma analogamente a quanto avviene in ambito internazionale ed in altri ordinamenti, anche nell'ordinamento giuridico italiano si pone il problema del diritto d’autore, con una disciplina che prevede l'attribuzione di un insieme di facoltà a colui che realizza un'opera dell'ingegno di carattere creativo, con l'intento di riservargli diritti morali ed economici (Legge 22 aprile 1941, n. 633 e successive modificazioni). Al momento la Federal Trade Commission ha bloccato il progetto e Google, per risolvere il problema, ha deciso di pagare di tasca sua 125 milioni di dollari al fine di creare un Book Rights Registry a cui giornalisti e case editrici potranno registrarsi e ricevere indirizzi. Tuttavia, persiste la preoccupazione, in merito al controllo esercitato da Google sull’editoria, che possa influire sui prezzi dei libri, o ancor peggio, determinare la scomparsa delle biblioteche. Un modello di gestione dei diritti d'autore è il copyleft, basato su un sistema di licenze attraverso le quali l'autore, in quanto detentore originario dei diritti sull'opera, indica ai fruitori che essa può essere utilizzata, diffusa, talvolta anche modificata, liberamente, ma nel rispetto di alcune condizioni essenziali.

Quanto ad iPad di Apple, tra gli stores impegnati nella diffusione (prevista a Giugno in Italia) spiccano Time Magazine (a pagamento, che affianca contenuti tradizionali e multimediali extra con link personalizzati) e il nuovo Book Store (catalogo di e-books, con la possibilità di vedere le illustrazioni a colori, evidenziare parti e ingrandire il carattere e infine analizzare il testo, ricercando le parole specifiche tramite l’uso di un dizionario integrato).

Il giornalismo multimediale, dal travaso del cartaceo all'autonomia giornalistica

In generale, si può dire che la distinzione principale tra giornalismo cartaceo e multimediale è che nel primo sono centrali i problemi economici e quelli della tempestività della notizia, mentre nel secondo l'importanza centrale va all'advertising, inizialmente gestito con i banner che hanno generato il cosiddetto boxino morboso (parte di “alleggerimento” dedicata a notizie intrattenitive, che si sposano alle esigenze di marketing e che si collocano a destra nella home page), poi realizzato con i flash pubblicitari, i siti internet divenuti blog (aggregatori di notizie), i giornali locali on line (es. Gazzetta di Reggio), e la descrizione dei quotidiani italiani per iPad.

Nel giornalismo online, un elemento tipico è l'ultim'ora, una sezione adatta per capire il corso degli eventi senza dover scrollare l'intero quotidiano: in Italia in particolare, le news in tempo reale sono considerate acriticamente attendibili, spesso dimenticando di effettuare i controlli sull'esattezza e veridicità dei loro contenuti. In presenza di eventi “speciali”, come le elezioni politiche, i giornali cartacei non riescono a competere con i siti di news che coprono le 24 ore.

Tuttavia, possono puntare sulla stabilità delle notizie pubblicate, scevra dalla nevrosi dello scoop del web, che spesso rischia di far circolare informazioni esagerate ad hoc o peggio ancora del tutto false, pur di non prendere un buco o per carenza di tempo per le verifiche del caso. Per ogni giornale online, sono indispensabili i dati di profilazione dell'utenza (numero complessivo degli utenti al mese, numero delle pagine consultate e numero medio degli utenti giornalieri).
Lo sviluppo tecnologico derivato dalle innovazioni non parte mai dal centro della rete, bensì dalle sue estremità periferiche: Internet è considerato dagli utenti come un distributore globale libero e gratuito, per cui essi non accettano volentieri limitazioni e pagamenti, ma pretendono un flusso continuo di notizie.

Per questo, è utile analizzare i giornali online. News & Observer è il 1° web journal al mondo e si basa su una formula che coniuga l’omogeneizzazione dei contenuti, prodotta da un estensivo affidamento alle fonti d'agenzia e alla scelta di puntare su tematiche ricorrenti quindi più familiari, con l’omogeneizzazione della loro presentazione, con scelte di layout molto simili a quelle di molti altri siti. In genere, in giornali di questo tipo non sono richiesti pagamenti (eccetto che per i giornali finanziari), per non decrescere il traffico di rete e, di conseguenza, gli introiti pubblicitari. In Italia, il giornale online apparso per primo è l’Unione Sarda, che ha inaugurato la consuetudine di riunire poche risorse umane ed economiche, distribuite su carichi e ritmi di lavoro molto maggiori, causa principale di informazioni errate o copiate. Il modello di business adottato è quello incentrato sul marketing pubblicitario.
I giornali online locali, invece, devono riuscire a far convergere le notizie generali agli interessi della comunità locale, diventando delle sorte di “social networks locali”. Ciò offre la possibilità di realizzare buoni prodotti anche con pochi mezzi. I news aggregators, poi, sono siti che raccolgono e selezionano notizie da altri siti, motivo che attira loro numerose critiche giornalistiche.

Alcuni esempi di stampa online in Gran bretagna:
• THE INDIPENDENT


• THE GUARDIAN

• THE TIMES

• DAILY MAIL

• THE MIRROR

• THE FINANCIAL TIMES

La BBC occupa nel quadro dell’informazione britannica un ruolo centrale, specialmente in campo radiotelevisivo e multilingue. È infatti considerata tra le inglesi la testata più imparziale dal punto di vista politico.


Esempi di stampa online in Francia
• LE FIGARO

• LIBÉRATION

• PARIS MATCH

• NOUVEL OBSERVATEUR

• LE MONDE


Esempi di stampa online in Germania
• DER SPIEGEL

• DIE WELT


Esempi di stampa online in Spagna
• EL MUNDO

• EL PAIS


Esempi di stampa online negli USA
• NEW YORK TIMES

• THE WASHINGTON POST

• USA TODAY

• THE WALL STREET JOURNAL


Esempi di stampa online in America Latina
• LA NACIÓN (Argentina)

• O GLOBO (Brasile)


Esempi di news aggregators
• THE HUFFINGTON POST (USA)



• POLITICO (USA)




Molti quotidiani stanno ricorrendo sempre di più ai blog per ampliare l'offerta informativa e permettere il commento alle notizie, improntato all’interazione, in stile social network. A questo, va aggiunto il ricorso della novità tecnologica iPad, che permette di sfogliare i quotidiani digitali in abbonamento con formato pdf. Questa tecnologia è difesa da Murdoch, magnate dei media impegnato nella lotta contro i motori di ricerca che, a parer suo, rubano contenuti online. È l’iPad, secondo lui, a salvare il settore dell’editoria, non solo per la possibilità di acquistare riviste, giornali e libri direttamente dall’e-book store, ma anche per i costi più contenuti per le case editrici in fase di pubblicazione.


[Ringrazio Alessandro Giannotta per le informazioni relative alle testate in elenco; per i rispettivi link al sito ufficiale e alla spiegazione in Wikipedia, visitare http://alessandrogiannotta.blogspot.com/]

Il giornale web, tra Repubblica e Corriere




Un giornale online perché funzioni non deve oscurare quello cartaceo, in coerenza con il gruppo editoriale d’appartenenza, ma deve aumentare il numero degli utenti senza penalizzare la vendita in edicola. Eppure oggi si assiste ad un progressivo calo nella diffusione dei giornali tradizionali, a causa della crisi economica (che colpisce soprattutto le testate diffuse gratuitamente e le testate nazionali, più che quelle locali) e della mancanza di una versione web dei giornali locali, in grado di competere con la ricchezza di quelli nazionali.

Di qui, risulta l’evidente differenza fra diffusione e vendita, di cui si occupa l'agenzia ADS (Accertamento Diffusione Stampa), che fornisce periodicamente il dato sul numero di copie cartacee delle singole testate diffuse e vendute in Italia e, parallelamente, anche altre società specializzate nel conteggio di utenti dei giornali online. Queste agenzie raccolgono mensilmente statistiche circa le pagine viste e il numero medio di utenti al giorno. Attraverso i dati provenienti dal web è possibile ottenere molte più informazioni rispetto al tradizionale monitoraggio effettuato dalle edicole, ad esempio con il profiling dell'utente (quali e quante cose legge e da dove attinge quel materiale), chiave di lettura del new martketing editoriale, talvolta camuffato da “concorso a premi”. Google, ad esempio, propone Google Analitics, una funzionalità che effettua analisi di mercato comparate ed elabora dati da riutilizzare in termini di marketing.

Per questo tipo di dati, sul mercato si profilano nuove figure professionali in grado di leggerli e compararli costruendo rapporti d'interfaccia fra il contenuto e la tecnologia adatta a quest’ultimo: anche un articolo può essere allora oggetto di analisi statistica, che studierà quante volte è stato letto, da quale profilo utente e per quanto tempo l'utente si è soffermato a leggerlo.

In questo senso, Repubblica.it è il giornale web più letto in assoluto, motivo per cui ha deciso di cambiare layout, con una home page molto più lunga, barre menù e di navigazione ed un approccio legato alla notizia in tempo reale collegata agli archivi, ma il cambiamento più significativo è l'introduzione di molte più foto rispetto alle precedenti edizioni, in forza di un visibile potenziamento della tecnologia di rete. La formula adottata punta sull’auto-costruzione della notizia, sfruttando tecnologie che supportano più applicazioni contemporaneamente, più multimedialità ed interattività dei testi.

In questa nuova veste grafica, spesso più che notizie analitiche, si trovano veri e propri “pastoni” di notizie adatte al copia-incolla del back office del giornalismo digitale, impegnato nel cosiddetto clipping: prendere, selezionare e pubblicare. In alto, infatti domina l’informazione locale, resa in questo modo più visibile, e la navigazione appare sempre meno giornalistica in senso stretto e sempre più volta a proporre servizi: ecco comparire le icone pubblicitarie, spesso a cavallo di articoli, con l’esplicito intento di attirare l’attenzione del lettore, tanto da non permettere una chiara distinzione tra pubblicità tradizionale e web advertising. Sulla barra del menù si trovano dunque sia un’opzione seminascosta che consente l’immissione in canali pubblicitari già consolidata in altre testate, sia più esplicite icone di pubblicità vera e propria, indipendente dal giornale: si tratta delle nuove frontiere del web journalism, le cui logiche di mercato tendono a sovrastare quelle più propriamente informative.

Se già con le immagini web, il testo diventa sempre più un accessorio e sempre meno il protagonista, è l’andamento di scrittura orizzontale a rendere Repubblica.it conforme alle nuove regole di mercato: la nuova tecnologia telefonica, ispirata alle modalità di lettura possibile dagli smartphones, impone una lettura appunto orizzontale dei contenuti, secondo una logica che risponde all’aumento del numero di utenti in rete, ma che permette di rimanere almeno in parte fedeli alla versione cartacea, per questioni di linea editoriale e per non cannibalizzare le vendite in edicola o in abbonamento. Inoltre, il sito ha introdotto un’area “Premium” a pagamento, che, tra le altre cose, offre la possibilità di sfogliare interamente il giornale direttamente online.


L’altra testata online prevalente nel panorama italiano è quella del Corriere della Sera, che mantiene un’impostazione più tradizionale delle notizie, ma più dispendiosa in termini di tempi di lettura, con un andamento di scrittura verticale. Questa testata digitale offre una maggiore ricchezza di notizie rispetto a Repubblica.it, superando il maggiore limite di quest’ultima, lo scrooling complesso da gestire: più semplice, quello del Corriere dedica la maggior parte dello spazio alla pubblicazione “a rullo” delle notizie, che non prevede spostamenti tramite icone bensì attraverso dei percorsi. Ha una barra di scorrimento più breve e semplice, immediata, che riduce considerevolmente la parte dedicata all’informazione e alla multimedialità (video, blog, foto e lunghe gallerie di immagini appaiono solo dopo aver scrollato una serie di notizie minori). Gli articoli sono un lavoro di collage, in cui il giornalista sembra avere scarsa autonomia. Il Corriere online, in definitiva, non sembra porsi problemi di continuità concettuale e grafica con il cartaceo, per riformulare il suo aspetto in modo indipendente.

Giornalismo tradizionale e Giornalismo Digitale, conflitto o convergenza?

Un punto importante è la distinzione tra giornalismo tradizionale e giornalismo digitale, perché quello tradizionale è stato totalmente innovato dal coinvolgimento della tecnologia digitale, che ha inciso sui tempi di diffusione della notizia (giornalismo in diretta, cioè in tempo reale), sulla modalità di distribuzione del cartaceo (controllata da codici a barre, sensori informatici specifici, ecc.) e sulla possibilità di attingere a più fonti per lo stesso fatto, scavando nella rete (l’utente come conoscitore globale).

Ma allora il giornalista è prima di tutto una persona curiosa e fantasiosa, che trasmette questi suoi aspetti nel racconto dei fatti e nella trasmissione delle relative immagini, e in questo la separazione tra giornalisti tradizionali e digitali non ha senso d’essere, è antiquata, tanto che si può dire che oggi non esiste più.

Il giornalismo tradizionale, per conto suo, si sta avviando al modo di scrivere tipicamente multimediale, un po’ con titoli di articoli in prima pagina quasi scontati, che non sempre colpiscono il lettore quanto dovrebbero, e un po’ con un’inedita impaginazione, più improntata alle immagini e all’alleggerimento ottico degli articoli (si ha l’impressione di una perdita di autorità).

Il giornalismo online è invece più “democratico”, dato che offre al lettore la scelta circa il giornalista da cui attingere informazioni per la medesima notizia. Tale scelta tiene conto, ovviamente, della specificità della scrittura in Internet, che richiede sintesi, logica multitasking associata a percorsi di approfondimento frammentati dai link e tempestività nella pubblicazione della notizia.

Ciò è sicuramente un fattore di ambivalenza della rete, che produce alcuni svantaggi collaterali, come l’appiattimento nell’uso dei modelli e della creatività, incarnato nella figura del “giornalista passacarte”: troppa facilità d’accesso permette l’aggiornamento just in time, ma perde di attendibilità (verifica delle fonti, es. Wikipedia); ciò permette ad errori e refusi di entrare liberamente in circolo nella rete, mescolati alle notizie che spesso sono inutili o di dubbia utilità; la stessa sintesi applicata a tutti gli eventi finisce spesso per svuotare di significato l’evento stesso e dare l’impressione di non aver detto nulla.

La vera scommessa del buon giornalismo online allora deve essere il passaggio dalle fast news “appiattite” alle slow news, ma trattate con l’utilizzo della sintesi tipica del web. Questo è ancora più arduo se si considera che circa 1/10 degli italiani sceglie per informarsi la carta stampata, mentre già 1/5 si rifugia in Internet e 1/3 segue esclusivamente la televisione.

L'era del tempo reale

L’uso della tecnologia consente di essere veloci nella ricerca dell’informazione e nei contatti interpersonali tramite il principio del “tempo reale”. Un blog personale è il frutto di una ricerca informatica che prevede la ricerca della migliore offerta di mercato, la selezione e la conversione del materiale in una veste grafica soggettiva e la condivisione delle fonti (impostazione etica del social network). Il denominatore comune dei blog è allora condivisione, perché consente lo sviluppo della relazione intersoggettiva con la facilità e la velocità proprie del supporto informatico.

Centrale è allora il tema dei social networks (Twitter, Facebook, Europeana), emblema del nuovo modo di comunicare, non solo con l’informazione ufficiale, ma anche a livello interpersonale: tutto si fà più veloce, dando luogo a cambi continui e repentini da un lato, ma permettendo alle informazioni di essere alla portata di tutti dall’altro. E ciò è vero non solo per i blog, ma anche per i vari siti di informazione.

Informatica e Giornalismo, un'introduzione.

Tra i mezzi per comunicare l'informazione giornalistica, c'è di sicuro quello informatico. Basti coinsiderare il blog qui presente e si può capire come l'informatica e le risorse dei media, web in prima linea, influiscano sui modi di comunicare un'informazione.

Chissà come avrebbe commentato Shannon il potenziamento esponenziale del flusso comunicativo che deriva dalla rete, lui che della comunicazione ha elaborato il modello basilare, quello dell'emittente che invia un messaggio a un ricevente attraverso un canale in un contesto. Per lo scienziato si trattava di eliminare gli ostacoli dell'informazione trasferita dai radar degli aerei da combattimento pronti a sganciare i loro missili, per il web 2.0 si tratta di potenziare il trasferimento con un sostrato culturale che fa capo a un unico grande progetto che è il villaggio globale pensato da McLuhan.

Certo, si dirà, questa è mera teoria, puro sfoggio di nozionismo e forse non è del tutto sbagliato, ma è proprio dalle teorie della comunicazione, quelle tanto care alla Sociologia dei processi culturali e all'antropologia, che si può leggere il fenomeno informatico del web 2.0 alla luce di un mutamento continuativo, di superamento delle barriere alla comunicazione tra individui, enti, istituzioni.

Nei prossimi post, si potranno leggere i contenuti di alcune lezioni tenute presso l'Università degli Studi di Parma, da parte del prof. Alfonso, in un corso di Informatica applicata al giornalismo. Non si tratta di notizie che ho personalmente raccolto dalla voce diretta del professore, ma con un piccolo lavoro di consultazione dei blog dei miei compagni (che sono linkati qui a fianco), che invece erano presenti, ho potuto capirne, almeno spero, i concetti generali.

"La Casta dei Giornali", B. Lopez




Autore: Beppe Lopez
Titolo: La casta dei giornali
Sottotitolo: Così l'editoria italiana è stata sovvenzionata e assimilata alla casta dei politici
Edizione: Nuovi Equilibri, Viterbo, 2007, Eretica , pag. 208, cop.fle., dim. 12x17x1,5 cm , Isbn 978-88-6222-001-9


Pagina 8

"Il fatto. Ogni anno in Italia lo Stato elargisce ai giornali e a pezzi assimilati dell'informazione, in forme poco trasparenti, molto discutibili e spesso truffaldine, provvidenze e regalìe che sono arrivate recentemente, per un solo anno, a costarci 700 milioni di euro. Secondo alcune fonti ufficiali, qualcosa in meno. Secondo altri calcoli, come vedremo, qualcosa in più. Anzi, molto di più.
Ma prendiamo per buona quella cifra, per ora: mille e quattrocento miliardi delle vecchie lire regalati a centinaia e centinaia di gruppi, testate e personaggi, attraverso una lunga e articolata normativa, col tempo sempre più clientelare e gravosa, avviata in epoca moderna con la legge n. 416 del 5 agosto 1981 («Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria») e proseguita con la legge n. 67 del 25 febbraio 1987 (rinnovo della 416), con la n. 250 del 7 agosto 1990 («Provvidenze per l'editoria e riapertura dei termini, a favore delle imprese radiofoniche...») e con la n. 62 del 7 marzo 2001 («Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali... »).

Si era partiti, naturalmente, da alcune esigenze più o meno ragionevoli e, in una certa misura, "politicamente corrette". Comunque dalla previsione di contributi di piccola e media entità, tali da non costituire la ragione prima o addirittura esclusiva della nascita e della capacità di tenuta di testate e aziende editoriali. Si voleva dare una mano ai giornali di partito, che altrimenti, con la sola eccezione dell' Unità, non potrebbero sopravvivere nello spietato mercato dell'informazione. Si riteneva di dover aiutare in una qualche maniera le cooperative, che a fatica e generosamente, in un sistema economico altamente competitivo, cercano di promuovere la capacità dei lavoratori di produrre in condizioni di autonomia e di libertà una merce delicatissima e democraticamente sensibile come l'informazione. E non sembrava giusto, poi, costringere i giornali a costi di spedizione troppo onerosi, in considerazione del loro ruolo sociale e dello storico gap fra la diffusione dei quotidiani in Italia e quella che si registra nel resto del mondo civilizzato. Pareva poi doveroso dare una mano ad aziende in difficoltà e, in generale, a un settore in fase di travolgente trasformazione tecnologica, finanziaria e organizzativa."


In queste poche righe, in una pagina intensa dell'opera di decisa denuncia sociale di Beppe Lopez contro un sistema, quello italiano, fatto di politiche d'assoggettamente dell'interesse giornalistico a quello politico, si riassume un problema che si può senza timore definire "tipicamente italiano". L'anomalia della stampa italiana, costellata di editori impuri e influenze politiche sulla Rai, frastornata dagli assordanti echi di una politica della concorrenza pluripartitica, che più che stabilizzare insegna a disinteressarsi dal chiasso delle poltrone parlamentari e focalizzarsi sui salotti di Porta a Porta e Matrix, è tutta lì.

Un sistema di sovvenzioni ai giornali di partito, un altro per i sostegni finanziari ai giornali "impaninati", cioè venduti insieme a testate di minore rilevanza e tiratura, che di fatto non fanno altro che tentare la capillarizzazione nel territorio tramite un'insolita e quantomai ambigua campagna di autopromozione di marketing, un altro ancora per i quotidiani che si vantano della propria inutilità, con pochissime copie che neppure raggiungono le edicole, ma che, pare, aiutino la stampa italiana a mantenere il clima di indipendenza totale dai poteri politici.

Un sistema qui, un altro lì e un altro ancora là. E mentre i sistemi e i loro sottosistemi rendono il tessuto dell'informazione un intricato ramificarsi di rapporti che assomigliano alle clientele feudali, il lettore, quello che almeno in linea teorica dovrebbe essere il fine ultimo del giornalismo propriamente detto dov'è? Dov'è la signora che compra il giornale dopo aver preso il pane per il pranzo? Dov'è il lavoratore che corre velocemente in edicola prima di affacendarsi in ufficio per 8 ore quotidiane?

La risposta è che è ancora nel ciclo dell'informazione, solo occupa un posto diverso. E' prima di tutto il "cliente": la stampa che faceva da cagnaccio rognoso da guardia alla politica, ora fa il bravo fedele cagnetto che riporta la "palla" ai politici, per farlo usa la pubblicità e i suoi meccanismi, che per legittimarsi formalmente e coprire il sottosistema necessitano ancora di lui, il buon vecchio lettore.

Catastrofico, si potrebbe dire; apocalittico, si potrebbe osare. Deprimente, sotto alcuni punti, suona forse più adeguato. Lopez restituisce un quadro non solo depresso, ma preoccupante della situazione della stampa italiana. Se ha ragione, non si capisce il motivo per il quale questo sistema continua a essere funzionante, organico e stabile (qualità che non sembrano appartenere statisticamente ai governi italiani, piuttosto).

Busi (le) canta (a) Minzolini

Ecco la lettera integrale pubblicata dall'Ansa, indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi.

Una scelta difficile ma obbligata

Maria Luisa Busi lascia il TG1: "Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte"
“Caro direttore - scrive la Busi - ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me - prosegue - una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori.

Una volta era il giornale di tutti

Come ha detto - osserva la giornalista - il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'la più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale’.
Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perchè è un grande giornale. È stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani.

L'informazione del Tg1 parziale e di parte

Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte.
Dov'è il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perchè negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie.


Dove sono i giovani, i precari, i cassintegrati?

Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata.


Anche io compro la carta igienica per la scuola di mia figlia

Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.
L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo.

Arricchiamo le sceneggiature dei programmi di satira

Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale.
Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.

I fatti dell'Aquila quando mi gridavano "vergogna"

I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova.
Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica.

Dissentire non è tradire: punto 1

Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente.
Pertanto:
1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento.

Non sputo nel piatto in cui mangio: punto 2

Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti.
E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.

L'intervista a Repubblica: punto 3

3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di ‘danneggiare il giornale per cui lavoro’, con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto.
I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni.
Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche’. Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto.

Gli attacchi de Il Giornale, Libero e Panorama

Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni.
Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo.
Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20.

Serve più rispetto per le notizie, il pubblico e la verità

Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno.
Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere.

Cambio d'abito per Repubblica.it

Dario Fo e Franca Rame tra i numerosissimi link del nuovo sito proposto da Repubblica.it. Nuova veste, nuova aspirazione per uno dei quotidiani indiscutibilmente protagonisti della scena giornalistica italiana fin dall'anno di fondazione, 1976. Repubblica.it, un sito web che offre tutti i vantaggi del quotidiano, a portata di click.

Mentre nomi come Fo, la Rame, Augias e Chopin a fondo pagina lasciano intendere anche un interessamento di più ampio respiro, che consente di riassaporare quel retrogusto di cultura tipico dei giornali del Settecento, gli ingredienti dell'informazione ci sono ancora tutti. Non a caso, la nuovissima opzione inserita in alto a sinistra annovera la possibilità di consultare il quotidiano on line. Come a dire che Repubblica.it non è subalterno al cartaceo, ma lo comprende e dilata, con tanto di link ai supplementi e alle notizie "infosnacking", pronte per la consultazione rapida degli impiegati d'ufficio o degli studenti affamati di informazioni fast food.

Da Aprile 2010 una nuova homepage dunque, sviluppata su una preponderante "navata centrale", farcita di video ed immagini, tutto rigorosamente attraente per l'occhio del visitatore. Ma è la leggerezza l'elemento che maggiormente risalta in questa nuova formula: l'homepage diventa infatti un sommario da cui muoversi tra i link delle notizie più fresche oppure in quelle d'archivio, in pochissimi secondi. E poi sport, viaggi, intrattenimento e tutti i prodotti del popolo del web nell'area dedicata alle news "dal network".

16 sezioni nella parte bassa della pagina web su ogni tipo di argomento: la varietà al servizio della personalizzazione. In questo Repubblica.it, del gruppo L'Espresso, si rivela ancora una volta al passo coi tempi, consapevole di quanto sia importante coltivare il senso di potenziale onniscienza dell'utente multitasking medio di Internet.

Un cambiamento positivo, anche se ricorda un po' la formula già adottata dalla versione web del Corriere della Sera. Ma poco importa, se a guadagnarci è l'ergonomia della pagina. Non si può dire altro a questo punto, l'unico modo per scoprire i veri mutamenti del sito è visitarlo.

www.Repubblica.it

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