"Facebook Society"

Con i suoi 150 milioni di utenti dichiarati e l'aumento del dato in termini "esponenziali", Facebook si conferma allo stato attuale delle cose una piattaforma che fa della comunicazione il fulcro delle sue attività, trasposizione virtuale dei rapporti sociali "reali" (o potenzialmente tali).

A Tatami, trasmissione di successo della seconda serata di RaiTre, una portavoce di Facebook parla del sito come di un luogo in cui comunicare le proprie informazioni a persone per le quali si prova affetto, come in una conversazione privata svolta a telefono o in un incontro face-to-face. Aggiunge poi che questo è il motivo per cui talvolta i contenuti pubblicati sono controversi, ma comunque soggetti a controlli di "filtro", che impediscono la formazione di profili-fantoccio o di paraorganizzazioni di stampo mafioso. Ovviamente a farne le spese è la privacy.

Ma su Facebook non ci sono solo i "comuni mortali", bensì anche le persone che più contano al mondo, dal nostrano Berlusconi fino a Bill Gates. Anzi no, perché Mr Gates, dopo aver sperimentato l'alluvione di messaggi e richieste d'amicizia al suo profilo, ha deciso di chiuderlo e ritirarsi ad una più moderata "vita virtuale".

Si tratta di una nuova forma di comunicazione, o Facebook è solo l'evidente conseguenza della perdita del senso della comunicazione nella realtà? Potrebbe esserci, sotto la maschera di una società online parallela, una verità di incomunicabilità tra esseri umani tutti affiancati ma separati l'uno dall'altro? La tendenza a passare più tempo davanti al pc che a contatto con i nostri simili sembrerebbe suggerire la seconda delle ipotesi.


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