Il mio provino molto X e poco Factor - Atto I


Riaprono le audizioni di X Factor "made in Italy", la versione nostrana del celebre format partorito dalla controversa mente di Simon Cowell, produttore discografico e televisivo originario di Brighton, Regno Unito, classe '59. Naturalmente, gli ingredienti sono sempre gli stessi, ma le indiscrezioni sembrano ancora premature. Per il momento solo un numero telefonico e un sito web alimentano i "sogni" e le speranze di migliaia di giovani in tutta la penisola.

E' Settembre appena iniziato quando il mio cellualre squilla insistentemente nella tasca dei miei pantaloni. Uno squillo, due e infine mi decido a rispondere. E' la redazione di X Factor, che mi comunica che la mia telefonata di un paio di mesi prima è stat registrata e che mi è stato assegnato un posto nella grande giornata delle audizioni di Milano. La data fissata è per il 3 Ottobre. Saranno necessari pazienza, un bell'aspetto e due canzoni, una in italiano e una in inglese, rigorosamente "conosciute" (ma da chi?).

Il fiato in gola, l'attesa aumenta e aumentano anche le serate al karaoke con la mia compagna di canto di sempre, S., che sosterrà con me l'audizione. Finlamente eccolo, il tanto agoniato 3 di Ottobre. Treno alle 7.15 del mattino, sperando che non ci siano intoppi nel viaggio. Mentre S. si riduce al mutismo, tutta chiusa nella sua concentrazione musicale, io continuo a pensare che dovevo proprio essere stupido per non avere pensato al caffè. E' incredibile come sui treni i carrelli del bar mobile passino solo quando c'è l'ingorgo per il mero gusto di passare sui piedi di chi, come me, è costretto ad albergare, in piedi naturlamente, lungo i corridoi dei vagoni!
Ore 10.00 arrivo. Maledizione! E' tardissimo, ma adesso no, non sono disposto a passare davanti alle calde ed accoglienti vetrine dei bar senza fermarmi almeno un minuto per degustarmi il mio ritualissimo caffè!

Eccolo lì, caldo, fumante, invitante e seduttivo, con quella schiumina bianca che tanto ho immaginato durante il viaggio. Ma il ritardo ormai è troppo, quindi bevo velocemente e a passo spedito, molto più spedito di quanto credevo di poter fare, arrivo davanti all'hotel stabilito. Un palazzo degno dei più grandi vertici internazionali, con tanto di bandiere, vetrate e uno strano retrogusto di economia e affari. Un po' di "colore artistico" in fondo non ci sta male!

Comincia la trafile di una giornata che si promette già lunga e faticosa. Fila interminabile davanti a noi; non se ne vede la fine, forse perché non c'è... Arriva Francesco Facchinetti con il suo microfono, jeans e maglietta e l'inconfondibile stile del ragazzo della porta accanto, non la mia, ma accanto a quella di qualcun altro sarà di sicuro. Comincia lo spettacolo di decine di ragazzi, ragazze, uomini, donne e anziani di varia integrità mentale che incrociano le braccia e gridano "X FACTOR!": mi astengo. Non per pregiudizio, ma non me la sento proprio, ho troppo freddo e ho già voglia di un altro caffè...

[to be continued, che fa un po' Hollywood]

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